sabato 15 novembre 2014

Chiesa e libertà di insegnamento: elogio dell'ignoranza | Il primato della Chiesa: Ior, la banca vaticana | Mail art: In che mondo viviamo

Libertà di insegnamento: è uno dei principi fondamentali della concezione liberale della scuola e della cultura accolto nel nostro ordinamento repubblicano. La libertà d'insegnamento fu una conquista dello stato liberale ottocentesco: essa si propone di educare il cittadino al confronto delle opinioni, ad applicare anche nello studio lo spirito critico, ad apprezzare i vantaggi intellettuali del pluralismo ideologico e politico.
L'espressione, nel suo significato letterale, designa la libertà riconosciuta all'insegnante di esprimere le proprie convinzioni scientifiche, ideologiche ed anche politiche, purché non obblighi nessuno a seguirle e si preoccupi anzi di illustrare il ventaglio delle convinzioni diverse esistenti intorno ai medesimi argomenti. La libertà d'insegnamento trova la sua appropriata collocazione nel quadro di un insegnamento non nozionistico bensì problematico, fondato più su attività di effettiva ricerca che sulla prevalenza della facoltà mnemonica.
La posizione dello Stato liberale italiano dell'Ottocento dovette difendersi dagli attacchi della Chiesa cattolica che, dopo aver condannato nel Sillabo degli errori del nostro tempo (1864) tutte le libertà moderne (quelle di culto, di parola, di stampa e di coscienza), attaccò la libertà di insegnamento nell'enciclica De libertate humana (1888) di Leone XIII (il papa che ha fondato la banca vaticana, attuale Ior, ndr).
Scrittori e opere - Dizionario di letteratura, arte, cinema e scienze umane, Marchese/Grillini

In che mondo viviamo, mail art, 2 giugno 2011 - Gianluca Salvati

giovedì 30 ottobre 2014

La sola rivoluzione, J. Krishnamurti - Meditazione e dualismo | Verità, rivelazione e condizionamento: l'armamentario della religione organizzata

[...]  Lasciamo stare se l'interlocutore sia un indiano educato in questa tradizione, condizionato in questa cultura, e se sia la sintesi di questa antica dottrina. Prima di tutto egli non è un indiano, cioè non appar­tiene a questa nazione o alla comunità dei brahmini, sebbene vi sia nato. Nega la stessa tradizione di cui è stato investito. Nega che la sua dottrina sia la continuità degli insegnamenti antichi. Non ha letto nessuno dei libri sacri dell'India o dell'Occidente, perché sono inutili a un uomo che è consapevole di ciò che avviene nel mondo - della con­dotta degli esseri umani con le loro interminabili teorie, con la ben accetta propaganda di duemila o cinquernila anni che è diventata la tradizione, la verità, la rivelazione. 

Alberi, monte, nuvola, cielo settembrino
Per un uomo simile, il quale si rifiuta totalmente e completamente di accettare il mondo, il simbolo con il suo condizionamento, la verità non è un affare di seconda mano. Se voi lo aveste ascoltato, signore, non vi sarebbe sfuggito che fìn dall'inizio ha detto che ogni accettazione di autorità è la negazione stessa della verità, e che ha insistentemente affermato che è necessario essere al di fuori di ogni cultura, tradizione e morale sociale. Se aveste ascoltato, non direste che è un indiano o che continua la tradizione antica in termini moderni. Egli nega total­mente il passato, i suoi maestri, i suoi interpreti, le sue teorie e le sue formule.
La verità non è mai nel passato. La verità del passato è la cenere della memoria; la memoria procede dal tempo e nella morta cenere dell'ieri non c'è verità. La verità è una cosa vivente, ma non nella sfera del tempo.
Così, lasciando stare tutto ciò, possiamo ora passare all'argomento centrale che voi postulate, il Brahman. Sicuramente, signore, la stessa asserzione è una teoria inventata da una mente ricca di immaginazione - sia essa Shankara o il dotto teologo moderno. Si può sperimentare una teoria e dire che è così. Ma un uomo che sia stato educato e condizionato nel mondo cattolico non può avere che visioni di Cri­sto, le quali ovviamente sono la proiezione del suo condizionamento, così come coloro che sono stati educati nella tradizione di Krishna hanno esperienze e visioni nate dalla loro cultura. Così l'esperienza non prova nulla. Riconoscere la visione come Krishna o Cristo è il risul­tato di una conoscenza condizionata; quindi non è affatto una realtà, ma una fantasia, un mito, a cui l'esperienza dà vigore, ma che non ha validità. Perché avete bisogno a ogni costo di una teoria e perché postulate una credenza? Questo voler porre costantemente la neces­sità della credenza è un sintomo di paura - paura della vita di ogni giorno, paura del dolore, paura della morte e dell'assoluta mancanza di significato della vita. Vedendo tutto ciò, voi inventate una teoria e quanto più questa è abile ed erudita tanto più ha peso. E dopo due­mila o diecimila anni di propaganda quella teoria invariabilmente e scioccamente diviene 'la verità'.
Ma se non postulate alcun dogma, allora vi trovate faccia a faccia con ciò che realmente è. Il 'ciò che è' è il pensiero, il piacere, il dolore e la paura della morte. Quando capirete la struttura della vostra vita quotidiana - con la sua competizione, avidità, ambizione e sete di potere - allora vedrete non solo l'assurdità di teorie, salvatori e guru, ma forse troverete una fine al dolore, una fine all'intera struttura costruita dal pensiero.
La penetrazione e la comprensione di questa struttura è la meditazione.
Allora vedrete che il mondo non è una illusione, ma una terri­bile realtà costruita dall'uomo nel suo rapporto col suo simile. Sono queste le cose che vanno capite e non le vostre teorie del Vedanta, con i riti e tutto l'armamentario della religione organizzata.
Quando l'uomo è libero, senza alcun motivo di paura, di invidia o di dolore, allora soltanto la mente trova la sua pace naturale. Allora può vedere non solo la verità nella successione degli attimi della vita quotidiana, ma anche trascendere la percezione. Allora si ha la fine dell'osservatore e dell'osservato, e la dualità cessa.
Ma di là da tutto ciò e senza alcun rapporto con questa lotta, con questa vanità e disperazione, c'è - e non è una teoria - una cor­rente che non ha né principio né fine, un movimento infinito che la mente non saprà mai cogliere.
Ovviamente, signore, voi farete una teoria di ciò che avete ascol­tato, e, se questa nuova teoria vi piacerà, la diffonderete. Ma ciò che diffondete non è la verità. La verità è solo quando voi siete libero dal dolore, dall'ansia e dall'aggressività che ora riempiono il vostro cuore e la vostra mente. Quando vedrete tutto ciò e quando incontrerete quella benedizione chiamata amore, allora conoscerete la verità di ciò che ora vi viene detto.
La sola rivoluzione, J. Krishnamurti

mercoledì 29 ottobre 2014

Istoria del Concilio Tridentino di Paolo Sarpi | "Il grande smascheratore" e la separazione fra Stato e Chiesa

Paolo V fece appello alla Spagna e alla Francia. Ma la Spagna sovente aveva respinto gli editti papali, ed Enrico IV di Francia era riconoscente a Venezia. Tuttavia, Enrico inviò a Venezia il giudizioso cardinale de Joyeuse, il quale studiò le formule atte a salvare la faccia dei contendenti. I preti furono consegnati all'ambasciatore francese, il quale si affrettò a consegnarli a Roma; il Senato rifiutò di abrogare le leggi contestate, ma (sperando nell'aiuto del papa contro i Turchi) promise che la Repubblica si sarebbe "comportata secondo la sua abituale devozione". Il papa sospese le sue censure, e Joyeuse dette l'assoluzione agli scomunicati. "Le rivendicazioni di Paolo V", dice uno storico cattolico, "erano di carattere troppo medievale per potere essere accolte." Fu questa l'ultima volta che un intero Stato fu sottoposto all'interdetto.
Il 5 ottobre 1607, Paolo Sarpi fu assalito da sicari, che lo lasciarono per morto. Guarì e si dice abbia osservato, in un epigramma troppo bello per essere vero: "Agnosco stilum curiae Romanae" (Stilus voleva dire in origine un ferro appuntito, quindi una punta di ferro adoperata per scrivere sulle tavolette, quindi una penna, quindi un modo di scrivere. Il diminutivo stiletto significava sia un arnese per incidere, sia un pugnaletto). 



5° non uccidere

I sicari trovarono asilo e lode negli Stati pontifici. Da allora in poi Sarpi visse tranquillo nel suo chiostro, servendo messa ogni giorno; ma quanto al suo stilus non rimase in ozio. Nel 1619 pubblicò, sotto uno pseudonimo e presso una casa londinese, la sua Istoria del Concilio Tridentino, voluminoso atto d'accusa contro il Concilio di Trento. Compì della Riforma una narrazione affatto protestante, e condannò il Concilio per aver reso insanabile lo scisma, cedendo completamente ai papi. Il mondo protestante accolse entusuasticamente il libro, e Milton chiamò il suo autore "il grande smascheratore". I gesuiti incaricarono un dotto studioso del loro ordine, Sforza Pallavicino, di scrivere un'anti-Istoria (1656-64), che denunciava, emulandoli, il partito preso e le inesattezze di Sarpi. Nonostante la loro tendenziosità, quei due libri segnarono un progresso nella raccolta e nell'impiego di documenti originali, e l'ampio sommario di Sarpi possedeva, in più, il pericoloso richiamo di un'eloquenza impetuosa. Molto in anticipo sul suo tempo, egli reclamò una separazione totale della Chiesa e dello Stato.
Will e Ariel Durant - Storia della civiltà - Le religioni lottano per il potere

martedì 28 ottobre 2014

Paolo Sarpi: la fede nella conoscenza | Venezia e il potere papale

La tranquilla e austera oligarchia che commerciava, attribuendo loro libertà di religione, con uomini di tutte le fedi, assunse un atteggiamento di notevole indipendenza verso il papato, tassando il clero, sottoponendolo al diritto civile, e vietando, senza il suo consenso, l'erezione di nuovi altari o conventi e la donazione di terre alla Chiesa. Un gruppo di statisti veneziani, guidati da Leonardo Donato e Nicolò Contarini, si oppose particolarmente alle pretese del papato di affermare il proprio potere nella sfera del temporale. Nel 1605 Camillo Borghese divenne Paolo V, l'anno dopo Donato fu eletto doge; questi due uomini, i quali erano stati amici quando Donato era ambasciatore di Venezia a Roma, si affrontarono ora in una lotta fra la Chiesa e lo Stato, che rievocava, a cinque secoli di distanza, la contesa fra Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV. E il papa Paolo V fu scandalizzato nello scoprire che chi guidava intellettualmente il partito anticlericale in Venezia era una altro Paolo, Paolo Sarpi, un frate servita.
Sarpi, diceva Molmenti, era "la più alta intelligenza che Venezia abbia mai prodotto". Figlio di un mercante, entrò nell'ordine dei serviti a tredici anni, si imbevette appassionatamente di nozioni, e diciottenne sostenne a Mantova in una gara pubblica 318 tesi, così felicemente che il duca lo fece teologo di corte. Ventiduenne, fu ordinato sacerdote e divenne insegnante di filosofia; a ventisette anni fu nominato provinciale del suo ordine per la Repubblica veneta. Continuò gli studi di matematica, di astronomia, di fisica, di tutto. Scoprì la facoltà dell'iride di dell'occhio di contrarsi.

L'occhio, incisione

Scrisse trattati scientifici oggi perduti, e partecipò a ricerche ed esperienze di Fabrizio D'Acquapendente e di Giambattista Della Porta, il quale disse di non aver mai incontrato un "uomo più colto, o uno più acuto in tutta la sfera del sapere". Forse quegli studi profani danneggiarono la fede di Paolo Sarpi. Egli accolse come amici alcuni protestanti, e contro di lui furono mosse accuse all'Inquisizione di Venezia, la medesima istituzione che avrebbe presto arrestato Giordano Bruno. Tre volte fu prescelto dal senato per vescovo, tre volte il Vaticano rifiutò la sua nomina, e il ricordo di tali ripulse accentuò la sua ostilità verso Roma.
Nel 1605 il Senato arrestò due preti, dichiarandoli colpevoli di gravi reati. Il papa Paolo V richiese che fossero consegnati al foro ecclesiastico e ordinò inoltre che fosse abrogata la legge contro le nuove chiese, i conventi e gli ordini religiosi. La Signoria veneta rifiutò in termini cortesi. Il papa accordò al doge, alla Signoria e al Senato ventisette giorni entro i quali sottomettersi. Quelli chiamarono fra Paolo Sarpi quale consigliere in diritto canonico, ed egli consigliò a resistere, basandosi sul fatto che il potere del papa abbracciava soltanto la sfera spirituale. Il Senato seguì quel parere. Nel maggio 1606, il papa scomunicò Donato e la Signoria, ponendo l'interdetto su tutte le funzioni religiose nel territorio di Venezia. Il doge dette istruzioni al clero veneziano d'ignorare l'interdetto e di continuare le funzioni religiose; quello così fece, tranne i gesuiti, i teatini e i cappuccini. I gesuiti, tenuti dalla loro regola ad obbedire al papa, abbandonarono in massa Venezia, nonostante il monito della Signoria che, se se ne andavano, non sarebbe stato loro concesso più di ritornare. Nel frattempo Sarpi, in risposta al cardinale Bellarmino, pubblicava opuscoli sui limiti del potere papale, proclamando la supremazia del concilio sul papa. 
Will e Ariel Durant - Storia della civiltà - Le religioni lottano per il potere

sabato 25 ottobre 2014

Una Caracas da bere: Ruben Zambrano e il Club de la Guardia | La nipote di Franco Chirico

Quando ripresi a lavorare nel gennaio 2005, ripresi anche le uscite serali in quel di Caracas. Una Caracas da bere.
Il collega di uscite, Giuseppe Rinaldi, era ritornato dall'Italia più baldanzoso che mai. Baldanzoso è il termine adatto per uno sovrappeso che ami danzare la salsa e gli altri balli latinoamericani... Il bello è che se la cavava piuttosto bene.
Io ero debole e necessitavo ancora di riposo, ma avevo anche bisogno di vedere un po' di vita, dato che ero fresco reduce dal mondo dei morti, o degli spiriti, se preferite. Fortunatamente avevo ricominciato la scuola di mercoledì, per cui il fine settimana arrivò prima. Giuseppe mi disse che era in contatto con Ruben Zambrano, l'insegnante di educazione motoria del Codazzi. Quando ci vedemmo al solito bar di plaza Chacaito, Giuseppe mi disse che Ruben gli aveva scritto un messaggio. Il prof era in serie difficoltà: lo assediavano varie femmine e richiedeva il nostro intervento. Più che un messaggio pareva un Sos...
Come potevamo rifiutare?
Terminammo le nostre birre e ci mettemmo in viaggio. Destinazione: Club de la Guardia.
Raggiungemmo il nostro collega, originario di Merida, ancora incolume che ci presentò una intera comitiva di gente. Almeno tre figliole erano di mio gradimento.
Il Club de la Guardia era una sorta di dopolavoro dell'esercito venezuelano. Era distribuito su un'area abbastanza grande e si entrava solo per conoscenza. Non mi dispiaceva perché era per lo più all'aperto, semplice e popolare. La musica non era chiassosa, e pazienza se c'era solo musica locale. Era un luogo ideale per chi sapeva ballare i ritmi caraibici.
Il gruppo di Ruben era situato in una zona che terminava con un cortile. Sul muro di quel cortile era dipinto a lettere cubitali la scritta "Barinas linda!". Omaggio al paese che ha dato i natali al presidente Chavez. Alcune amiche di Ruben mi fecero un corso accellerato di salsa venezuelana. Molto istruttivo, anche se sono stato un pessimo allievo.
Ad un certo punto della serata, me ne andai a fare un giro per il club. C'erano zone poco illuminate con cespugli e aiuole ed altri spazi coperti dove la gente ballava. Nel complesso dava l'idea di un luogo molto frequentato ma tranquillo. 

Durante il mio giro di ricognizione vidi, per la prima volta, la nipote di Franco Chirico. Era il 14 gennaio del 2005. La vidi senza conoscerla e senza essere visto in quanto parlava animatamente con una ragazza della comitiva. Una di quelle che mi piacevano, per intenderci. 
Forse fu proprio per cercare la tipa che vidi la nipote di Franco Chirico, massimo editore del Cammino Neocatecumenale e amico personale di Kiko Arguello. 

Franco Chirico e la setta neocatecumenale

Parlava la sciacquetta, in una zona poco illuminata, ma più precisamente impartiva istruzioni. Aveva 25 anni circa, gli occhiali e i capelli castani non molto lunghi, legati dietro con una piccola coda. Aveva lo stesso piglio della Greco (Anna Grazia, una fuorilegge a Caracas), ovvero lo stesso modo del cazzo di blaterare senza ascoltare. Odiosa solo a vedersi.
Quello del Club della Guardia è stato il primo di 3 incontri certi, che ho avuto con quella troia della nipote di Franco Chirico. ma non escludo di averla avuta tra i piedi in diverse altre occasioni, dal momento che aveva frequentato la scuola "Agustin Codazzi" e abitava a due passi da casa mia...

venerdì 3 ottobre 2014

Uomo che saluta: un pittore napoletano a Caracas | Collezione Franco Chirico

Esposto nel giugno 1997 all'Accademia di Belle Arti di Napoli, il quadro "Uomo che saluta", fu acquistato da un conoscente dei miei genitori, il tipografo religioso Franco Chirico. "Anche se ha tre dita - mi confessò - pare che dica: Vado dove voglio io! ". 
La profetica frase di quest'uomo timorato di Dio si avverò: pochi anni dopo avevo preso la via dell'estero. 
Col tempo ho riscontrato che "le vie del Signore sono piuttosto limitate"... 

Giunto nel 2004 a Caracas, ho scoperto che, nello stesso quartiere dove vivevo, abitava la famiglia di origine di quel sant'uomo (meno di 300 metri di distanza)
I nipoti di Franco Chirico hanno frequentato la stessa scuola  dove io ho insegnato. Quando si dice: le coincidenze della vita... C'era una mia collega del Codazzi che ne dava una spiegazione ben più colorita. Lei aveva trovato un monolocale sul corso di Sabana Grande e scoprì che proprio affianco al suo appartamento viveva un giornalista italiano de La Voce d'Italia, (Piero Armenti, apprendista), conoscente di una sua amica. I monolocali dove vivevano lei e l'Armenti, erano stanze ottenute dalla stessa abitazione, cosicchè, da un certo punto di vista, la mia collega viveva sotto lo stesso tetto del giornalista. 
Stranamente, lei aveva avuto difficoltà a trovare casa: le persone che contattava tramite annunci di giornale, al momento di dare l'ok al contratto d'affitto, si tiravano indietro con delle scuse banali. Come se a Caracas le leggi del mercato immobiliare fossero diverse rispetto al resto del mondo, seguendo altre logiche.

Uomo che saluta, olio su tela 1997 - Gianluca Salvati - coll. Franco Chirico
Eppure, da che mondo è mondo, uno straniero pagante è sempre il benvenuto per chi affitta case: è puntuale nei pagamenti e non crea problemi. 
Ritornando al dipinto "Uomo che saluta", il suo acquirente non figurava nella lista degli invitati alla mostra. Mi pareva troppo freddo riguardo ai miei lavori, non solo rispetto ai miei estimatori, ma in confronto a tanti visitatori occasionali. C'era un altro signore della stessa comunità di neocatecumeni, di cui Chirico era responsabile, che aveva manifestato viva ammirazione per i miei lavori appena un anno e mezzo prima. 
Nel giugno del '97, in sua vece, si presentò Franco Chirico nella doppia veste di visitatore e acquirente. In quel periodo, oltre a dirigere il cammino spirituale dei miei genitori, il Chirico pagava mio fratello per dare lezioni di violino a sua figlia. La ragazzina seguiva le lezioni controvoglia e non studiava. Ciononostante, mi ero fatto l'idea che il tipo fosse un filantropo amante dell'arte, anche se nel personaggio notavo diverse stonature.
 

La mia collega di Caracas, quella che non riusciva a trovare casa, mi diceva che non era facile essere chiamati per insegnare all'estero: i pochi posti disponibili erano piuttosto ambiti. In effetti mi trovavo a riflettere sul fatto che fossi l'unico insegnante abilitato, ma ero certo di non aver usufruito di alcuna "spinta" per essere chiamato ad insegnare a Caracas, o almeno così credevo... In caso contrario, si trattava di un favore mai chiesto, assolutamente avverso ai miei progetti e a me.

sabato 28 giugno 2014

Dialettica e verità | Vito Mancuso su Florensky

"Ho cercato di comprendere la struttura del mondo con una continua dialettica del pensiero".
Dialettica vuol dire movimento, pensiero vivo, perché "il pensiero vivo è per forza dialettico", mentre il pensiero che non si muove è quello morto dell'ideologia, che, nella versione religiosa, si chiama dogmatismo.
Il pensiero si muove se è sostenuto da intelligenza, libertà interiore e soprattutto amore per la verità, qualità avverse a ogni assolutismo e abbastanza rare anche nella religiosità tradizionale. [...] La sua lezione spirituale è piuttosto un'altra: la fede non è un assoluto, è relativa, relativa alla ricerca della verità. Quando la fede non si comprende più come via verso qualcosa di più grande ma si assolutizza, si fossilizza in dogmatismo e tradisce la verità.
La dialettica elevata a chiave del reale si chiama antinomia, concetto decisivo per Florensky che significa "scontro tra due leggi" entrambe legittime. L'antinomia si ottiene guardando la vita, che ha motivi per dire che ha un senso e altri opposti. Di solito gli uomini scelgono una prospettiva perché tenerle entrambe è lacerante, ma così mutilano l'esperienza integrale della realtà. Ne viene che ciò che i più ritengono la verità, è solo un polo della verità integrale, per attingere la quale occorre il coraggio di muoversi andando dalla propria prospettiva verso il suo contrario. Conservando la propria verità e insieme comprendendone il contrario, si entra nell'antinomia.
"La verità è antinomica è non può non essere tale".
Vito Mancuso

Enza, acrilico su tavola - Gianluca Salvati - 1996

venerdì 27 giugno 2014

Sacra Sindone | Enrico Cajati, "Volto santo", olio su tela

1988 - Rivelazione: la Sacra Sindone non risale ai tempi di Gesù (ammesso che sia mai esistito) il lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino sul quale è impresso il volto di un uomo con i segni della crocifissione. Analisi svolte nei laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo lo datano tra il 1290 e il 1360. Insomma, dati alla mano, la Sacra Sindone è, tutt'al più, un efficace e ben sfruttato dipinto medievale...


Volto santo, olio su tela di lino - Enrico Cajati

mercoledì 25 giugno 2014

Caracas, dicembre 2004 | La famiglia di Franco Chirico

Il 27 settembre 2004 cominciai ad insegnare alla scuola italo-venezuelana "Agustin Codazzi" di Caracas.
Dopo un mese di insegnamento, percepii il primo stipendio, pur non avendo alcun contratto di lavoro. L'unico contratto che avevo, in una lingua che non conoscevo ancora, era quello con l'azienda sanitaria privata, la Sanitas Venezuela. Questo contratto assicurativo in lingua spagnola sembrerebbe un dettaglio, ma, col senno di poi, ho capito che era un aspetto tutt'altro che trascurabile. Dopo Natale, infatti, fui vittima di un avvelenamento che mi aveva quasi stroncato: in quell'occasione non ebbi modo di chiedere soccorso perché la procedura era complicata e io non ero in grado di decifrarla nell'idioma, lo spagnolo, che ancora non conoscevo. Eppure, nelle telefonate fatte prima di partire, avevo messo al corrente la dott.ssa Greco del fatto che non conoscessi lo spagnolo. 
Lei mi aveva risposto che era una lingua facile da imparare... 
Quando ebbi l'avvelenamento il collega con cui condividevo l'appartamento si trovava fuori città, a Merida, dalla sua fidanzata. Mi telefonò il capodanno per farmi gli auguri, e, nonostante l'avessi messo al corrente delle mie condizioni di salute, non si preoccupò di informare nessuno dei colleghi presenti a Caracas. Mi disse che non poteva fare gran ché da laggiù.

Caracas, dicembre 04
Il collega ritornò il 4 gennaio mattina. Lui e la sua fidanzata entrarono in casa silenziosamente. Io ero sveglio ma non parlai, aspettai che si affacciassero alla mia camera. Ricordo ancora la sua espressione nel rivedermi. Sembrò deluso e abbattuto, abbassò la testa e rivolto alla fidanzata disse che chiamava il pronto soccorso della Sanitas.

Quando la dottoressa e il suo assistente mi videro, sembrarono alquanto meravigliati di trovarmi vivo: mi trattarono come se la mia vita fosse appesa ad un filo. Mi prescrissero diversi medicinali e una serie di analisi
Prescrizione Sanitas (Venezuela) - 4/1/2004

Il giorno seguente mi alzai e scesi di casa diretto alla clinica per le analisi.  
Il tassista non mi portò in una struttura Sanitas, bensì in un'altra clinica poco distante dal quartiere dove abitavo. Per me andava bene lo stesso, una clinica vale l'altra.
Tornato l'indomani per ritirare i risultati dei prelievi, fui spettatore di una strana rappresentazione: due infermiere discutevano sommessamente. L'argomento erano le mie analisi. Ad un certo punto capii ciò che dicevano: una disse all'altra che non era compito suo preoccuparsi del contenuto di quegli esami: doveva consegnarmeli e basta. 
Eppure mi davano l'idea di essere entrambe molto comprese rispetto al mio "accidente" e che stessero cercando di comunicarmi qualcosa in più oltre a quello che dicevano. 
(In realtà l'informazione era molto precisa: Clinica Sanitas di Plaza Altamira, era impossibile sbagliarsi, cosicché sono certo che il tassista mi abbia portato di proposito in un'altra clinica).

Risultati alla mano, telefonai al centralino della Sanitas per parlare con la dottoressa che mi aveva visitato, dato che eravamo rimasti così. La dottoressa mi chiese i livelli di alcune voci delle analisi ed ebbe una reazione emotiva quando glieli comunicai. Mi chiese di ripetere il risultato di un parametro in particolare. Dal tono, di voce sembrava che stesse per piangere. Come se stentasse a credere a ciò che le comunicavo. Poi, di punto in bianco, la linea venne interrotta dalla voce di un uomo, il quale mi diceva che non potevo più parlare con la dottoressa perché era impegnata. Dovevo rivolgermi direttamente ad una struttura Sanitas.
Così feci, nonostante il mio aspetto e l'estrema debolezza. Il collega neanche stavolta si offrì di accompagnarmi ed io gli evitai la molestia di chiederglielo. Alla clinica "La Floresta" di Plaza Altamira (quartiere Chacao), provai a spiegare cosa dovevo fare ma non mi riuscì molto bene. Ad ogni modo mi fermai lì, in una delle sale d'attesa del piano inferiore della struttura, dove si facevano le analisi. Ad un certo punto un'assistente si offrì di mostrare le mie analisi ad un dottore internista. Così mi disse.
Quando ritornò, mi comunicò con un gran sorriso, che avevo avuto un dengue emorragico. Ebbi un certo sollievo a quest'affermazione, non so se perché si capiva che ero fuori pericolo, o perché, date le sue cause, non c'era dolo: il dengue infatti viene trasmesso da una zanzara e a me le zanzare mi adorano. 
Ai primi sintomi, invece, avevo pensato ad un avvelenamento, causato dal prosciutto cotto lasciato in frigo dal collega. Inutile dire che quando ho studiato i sintomi del dengue emorragico, ho riscontrato che non avevano alcuna attinenza con i sintomi da me riscontrati in quei giorni.
 Mentre allora presi per buona quella interpretazione detta per sviarmi, nonostante nei giorni successivi, alcune colleghe mi avessero invitato a sottopormi a una vera visita. Io ero dell'avviso di dimenticare quella vicenda quanto prima e preferii non indagare. Né lo comunicai ai miei familiari per non farli stare in pena.

Dimenticavo di dire che, pur avendo il numero della famiglia di Franco Chirico, che abitava a due passi da me (ma l'ho scoperto solo nel 2008), non mi ha neanche sfiorato il pensiero di telefonarli in quei giorni: sono certo che le mie poche chance di sopravvivenza si sarebbero ridotte a zero.

martedì 24 giugno 2014

Il seme della verità | J. Krishnamurti, discussioni con David Bohm | Franco Chirico e il Cammino Neocatecumenale

K. - Se si pianta un seme di verità, esso deve operare, crescere, funzionare, avere una sua vita.
B. - Molti milioni di persone probabilmente hanno letto o sentito quel che dite. Eppure sembra che gran parte di loro non abbia capito. Pensate che alla fine riusciranno tutti a vederlo?
K. - No, ma la cosa va avanti, essi se ne preoccupano, e si chiedono, “Cosa intende dire con ciò?”. Il seme funziona, cresce, non è morto. Potete dire il falso e anche quello opera.
B. - Sì, ma ora abbiamo una lotta fra i due e non possiamo prevederne l’esito; non possiamo essere sicuri del risultato.
K. - Avete piantato in me il seme: “La Verità è un terreno senza sentieri”. E ancora un altro seme è piantato nella mia coscienza: “Ecco la strada che porta alla verità, seguimi”. Uno è falso, uno è vero. Entrambi sono conficcati nella mia coscienza. Così avviene una lotta. Il vero e il falso operano entrambi, e se sono sufficientemente sensibile ciò crea più confusione, più miseria e molta sofferenza. Che accade se non fuggo da quella sofferenza?
B. - È chiaro quel che accadrà se non fuggite. Avrete l’energia l’energia per vedere ciò che è vero.

Verità e realtà, J. Krishnamurti discussione con David Bohm,
professore di fisica teorica all’Universita di Londra


Cammino Neocatecumenale - Franco Chirico: "Ecco la strada che porta alla verità, seguimi"

lunedì 23 giugno 2014

Medjugorje: i francescani e radio Maria | Elogio dell'ignoranza superstiziosa

[...] A governare occhiutamente il santuario sono i francescani (che in queste zone bellicose hanno benedetto a più riprese l'ultranazionalismo guerriero). Alla morte del maresciallo Tito, maggio 1980, il Vaticano preme affinché i frati lascino al clero secolare le parrocchie che controllano nell'Erzegovina a maggioranza catto-croata. Obiettivo: rifonderle nelle neo-diocesi che Roma intende riorganizzare sul territorio. Però i francescani puntano i piedi. Non mollano. Poi, tempo un anno, prodigio. Giugno 1981: sei ragazzini che s'erano allontanati dal villaggio - pare per fumarsi una sigaretta lontano dai genitori - tornano indietro scossi. Su una collina dicono di aver visto una figura bianca con bambino in braccio. Li invitava ad avvicinarsi. Ma ha prevalso la fifa. I sei se la son data a gambe. Inutile abbattersi: quella donna tornerà a manifestarsi. E con inedita prodigalità. Migliaia di volte.È scoppiato il caso della Gospa, la Madonna di Medjugorje. Gli ammutinati francescani se ne fanno scudo. Uno scudo che ancora regge. Benché butterato da incresciosi infortuni. Frati cacciati dall'Ordine, sospesi a divinis causa disobbedienza, ma che hanno continuato a operare in parrocchia come se niente fosse. E poi la vicenda di fra Tomislav Vlasic, figura carismatica del fortilizio medjugoriano, che venne espulso con accuse di eresia, manipolazione delle coscienze, nonché addebiti contra sextum, traduci: scappatelle sessuali. Roba così.
[...] Ma a cosa si deve lo speciale appeal che Medjugorje esercita sui pellegrini italiani? Sarebbero 600 mila l'anno. Chiedendo in giro, raccogli le seguenti spiegazioni: 1) Il santuario bosniaco attrae più di altri perché qui le apparizioni sono ancora in corso e non sigillate in un numinoso passato; 2) In Italia il culto è stato aiutato da un battage mediatico senza confronti altrove (trasmissioni tv, libri, radio religiose, testimonial di grido); 3) Il viaggio è comodo (Mistral Air effettua voli diretti sulla vicina Mostar da Napoli e Bari) e, volendo, low cost: "Andata e ritorno in pullman dalla Lombardia e sei giorni a pensione completa: 300 euro" mi dice una guida.
[...] Nelle vetrine dominano i ritratti di Wojtyla. Anche se non ci mise mai piede, fu lui il grande sponsor di Medjugorje. Per profonda devozione mariana. E perchè gli garbava assai l'idea che un nuovo, pulsante santuario cattolico aprisse una breccia nel macigno comunista. In cartolina, noto qualche foto di Bergoglio. Ratzinger, non pervenuto.
 il Venerdì di Repubblica, Marco Cicala - 14/02/2014

 
Ma la Chiesa ha davvero bisogno dei miracoli?


Le inchieste, nei tribunali ecclesiastici, hanno sempre il fine di chiarire un dubbio: an constet..., si consta di un reato, della legittima tutela di un diritto, della fondatezza di un ricorso... Quando poi di mezzo ci sono madonne, santi, miracoli, apparizioni ed altri strani fenomeni, il dubbio proposto ai giudici rimane sempre lo stesso: an constet de supernaturalitate, in casu, se consta della soprannaturalità del fenomeno sottoposto ad indagine.
E come per ogni altra sentenza anche per quelle inerenti ad accertare fatti arcani le risposte possibili sono tre. La prima: dilata et compleantur acta è interlocutoria: i giudici non sono riusciti ad acclarare nulla, e chiedono un supplemento di indagine. La seconda, quella che pone meno problemi, è negative, seu non constare de supernaturalitate, in casu: gli inquirenti hanno raggiunto il convincimento che i fenomeni analizzati sono spiegabili con le categorie della razionalità giuridica. La terza, considerata la più facilmente interpretabile, risulta invece la risposta più complessa. Infatti, se i giudici sentenziano affermative, seu constare de supernaturalitate, in casu significa che gli inquirenti non sono riusciti a trovare, facendo ricorso alle scienze umane e a quelle empiriche, alcuna spiegazione per i fatti analizzati.
Ed è proprio qui che nasce l'equivoco. Nella mentalità comune viene vista e forse anche intenzionalmente spacciata per un'approvazione, in realtà non è così: è come se la Chiesa si ritraesse dall'esprimere un giudizio lasciando liberi i fedeli di credere o meno a quanto preso in esame. E infatti, nella Chiesa cattolica nessun battezzato è obbligato a credere o meno ad alcun fenomeno soprannaturale, neanche ai cosiddetti miracoli eucaristici, e neanche alle apparizioni più care al cuore dei cattolici: Loreto, Lourdes, Fatima... E ci mancherebbe altro: solo nell'Italia degli ultimi tre decenni, sarebbero avvenute, anzi sarebbero ancora in corso, circa 150 apparizioni mariane, una trentina di stigmatizzazioni di presunti successori di Padre Pio, una cinquantina di attribuzioni divine di poteri taumaturgici ad altrettanti personaggi, in maggioranza donne. Se ci aggiungiamo gli scacciadiavoli, presto ci troveremmo tutti immersi in un Paese non di santi, ma di creduloni.
 il Venerdì di Repubblica, Filippo Di Giacomo - 14/02/2014

Fra, disegno a penna - Gianluca Salvati 2013

sabato 21 giugno 2014

I francescani: José Saramago, premio Nobel per la letteratura 1998 | Memoriale del convento

[…] Con tali precedenti, essendo così ben provvisti i francescani di mezzi per alterare, invertire o accelerare l’ordine naturale delle cose, perfino il grembo renitente della regina obbedirà alla fulminante ingiunzione del miracolo. Tanto più che un convento a Mafra l’ordine di S. Francesco lo sta chiedendo fin dal milleseicentoventiquattro, ancora era re del Portogallo un Filippo spagnolo il quale, benché lo fosse e perciò dovesse dargli solo minime preoccupazioni il proliferare dei frati da queste parti, per i sedici anni che conservò la corona non diede mai il suo assenso. Non cessarono peraltro le insistenze, scese in campo l’autorità dei nobili donatari del luogo, ma pareva esaurita la potenza e smussata la pertinacia della Provincia di Arrabida, che aspirava al convento, perché ancora ieri, che così si può dire di ciò che è accaduto appena sei anni fa, nel millesettecentocinque, a una nuova petizione ha dato parere sfavorevole la Cancelleria del Palazzo e si è espressa con non poca impudenza, se non irriverenza per gli interessi materiali e spirituali della Chiesa, osando argomentare non essere conveniente la desiderata fabbrica per essere il regno molto gravato di conventi mendicanti e per molti altri inconvenienti che la prudenza umana sa dettare. Andassero a saperlo quelli della Cancelleria che inconvenienti dettava la prudenza umana, ora però dovranno ingoiarsi la lingua e digerire il cattivo pensiero, dato che già ha detto frate Antonio de S. José che, se convento ci sarà, ci sarà successione. La promessa è fatta, la regina partorirà, i francescani coglieranno la palma della vittoria, loro che dal martirio tante ne hanno raccolte. Cent’anni di attesa non saranno eccessiva mortificazione per chi conta di vivere l’eternità.
[…] Siano dunque prosciolti i francescani da questo sospetto, se mai si son trovati in altri ugualmente dubitosi.

Frate, disegno a penna 2013 - Gianluca Salvati
[…] Donna Marianna, come motivi di pudore, ha in soprammercato la maniaca devozione con cui è stata educata in Austria e la complicità che ha dato all’artificio francescano, così mostrando o lasciando ad intendere che la creatura che si sta formando nel suo ventre è tanto figlia del re del Portogallo quanto dello stesso Dio, in cambio di un convento.
[…] a noi quello che interessa è il vacillante pensiero che ancora si agita in donna Marianna, sul punto di addormentarsi, che il giovedì santo dovrà andare alla chiesa di Madre de Deus, dove c’è un  Santo Sudario che le suore dispiegheranno di fronte a lei prima di esporlo ai fedeli, e in esso saranno chiaramente visibili le impronte del corpo di Cristo, questo è l’unico e vero Santo Sudario che esiste nella cristianità, signore e signori, come tutti gli altri sono ugualmente veri e unici, non sarebbero altrimenti mostrati nello stesso momento in così diversi luoghi del mondo, ma poiché si trova in Portogallo è il più vero di tutti ed è proprio l’unico.
Memoriale del convento, José Saramago

giovedì 19 giugno 2014

Cammino Neocatecumenale: Franco Chirico va al "campo dei preti" - I Rogazionisti della Pineta e Franco Chirico

Anni fa, prima che Franco Chirico si desse alla filantropia (acquistandomi ben 2 quadri nel 1997) lo vidi dirigersi verso il campo dei preti con la chitarra in spalla. Era una domenica pomeriggio, si era in primavera ed io prendevo il caffé fuori il balcone, quando vidi passare Franco Chirico così conciato: camicia bianca smanicata, pantaloni e scarpe scuri. E quella chitarra in spalla che era tutto un programma...
C'era una notevole distonia fra scopo e intenzione. Verosimilmente il Chirico si dirigeva al campo dei preti, la parrocchia dei Rogazionisti alla Pineta, dove ci sono anche un parco e i campi sportivi... lì il Chirico opera in qualità di responsabile della comunità neocatecumenale del quartiere. (Inoltre Franco Chirico è il principale editore del Cammino Neocatecumenale). 

Il tipo pareva assai scoppiato come se stesse dirigendosi ad un proprio personale calvario, con la chitarra al posto della croce. O stesse andando a prendersi a botte (a chitarrate in testa) con qualcuno, probabilmente un fariseo
Per chi non lo sapesse, i neocatecumeni sono in costante colluttazione, fisica e mentale, con il diavolo. 
E forse il Chirico stava andando ad affrontare il diavolo in persona...

Cammino Neocatecumenale: Franco Chirico va al campo dei preti

Il problema per questo tipo di sistemi è stabilire chi è il diavolo e come contrastarlo... 
In genere è un processo che viene calato dall'alto, in virtù di strane dinamiche, esoteriche, da parte di chi di quei sistemi è a capo.
Quindi ecco il Chirico, vecchia conoscenza dei salesiani, che si appresta a compiere il proprio dovere di buon cristiano, come un automa. Forse un tantino impacciato dai tanti fili che lo manovrano, ma un vero soldato non si pone domande.

Esoterismo: (dal greco esoterikós = interno) dottrina riservata ad un numero ristretto di iniziati, i discepoli. Esoterico è l’aggettivo con cui si indica tale carattere di segretezza, mentre essoterico (dal greco exoterikós = esterno) definisce il carattere pubblico di altri insegnamenti. 
Scrittori e opere, Marchese/Grillini – ed. La Nuova Italia

mercoledì 22 gennaio 2014

Storie dell'altro mondo | Guido Brigli e Rai international | Franco Chirico, la cricca del Codazzi & rete Globovision

Durante il primo mese di lavoro al Codazzi, si presentò in classe un tipo con la telecamera professionale nel bel mezzo di una lezione. Costui era un cameramen della televisione italiana, la vecchia e mai troppo rimpianta Radio Televisione Italiana, Rai. Mi chiese se poteva fare riprese ed io non gli risposi favorevolmente... oddio, proprio non ricordo cosa gli avessi risposto, ma il cameramen non si sentì il benvenuto nella mia classe, infatti non lo era. Allora si affacciò dall'uscio della classe un tipo dal volto oblungo, ben vestito e pettinato, che si presentò come il capo della Giunta Direttiva del Codazzi, Guido Brigli. 

La cricca Codazzi e Rai international, Colegio "Agustin Codazzi" - Caracas
Mi disse che il tipo che si autoinvitava era il cameramen della Rai, rai international, per la precisione. Mi chiese se poteva entrare a fare delle riprese in classe. Non ero ancora molto convinto, ma come potevo rifiutarmi a quello che si presentava come il capo della baracca? Dunque acconsentii, senza sentirmi in dovere di fare gli onori di casa. Quindi ignorai l'addetto che scrutava e registrava col suo apparecchio. Gli alunni fecero altrettanto e continuarono a lavorare come se nulla fosse accaduto.
A ripensarci, avrei potuto obiettare che non potevano presentarsi di punto in bianco e che avrebbero dovuto almeno avvisarmi prima. Giusto per stopparli, perché come avrei imparato in seguito, quella gente proprio non aveva idea di cosa fosse il rispetto altrui...
 
Ad ogni modo, cosa cercava di dimostrare quell'emerita testa di cazzo di Guido Brigli? 
Che loro, quelli della cricca Codazzi, oltre ad essere ben vestiti e pettinati, disponevano anche di un certo potere? Stava forse cercando d'impressionarmi, quel burattino incravattato?

Tempo dopo ho scoperto che alcuni elementi della Giunta del Codazzi, meglio conosciuti come escualidos, erano i proprietari della rete televisiva Globovision, tristemente rinomata per aver istigato, nel 2002, i cittadini venezuelani alla sovversione. Da ricerche fatte per risalire al nome del capo di quella televisione, non risulta il nome italiano che conoscevo, per cui credo che il padrone ufficiale sia un volgarissimo prestanome. Il vero proprietario, un'altra faccia di cazzo della cricca Codazzi abita proprio a due passi da Globovision, due centinaia di metri più su della scuola "Agustin Codazzi".


ps i nipoti di Franco Chirico hanno frequentato la scuola Agustin Codazzi di Caracas

sabato 18 gennaio 2014

Franco Chirico & Kiko Arguello | Quel coniglio bianco di Piero Golia - Mostra dell'Accademia di Belle Arti, Napoli

Quel coniglio bianco di Piero Golia, 1997 - Napoli

Piero Golia era intenzionato a diventare artista. Nel 1995, Piero Golia si iscrisse al Corso del Libero Nudo dell'accademia di Belle Arti di Napoli. 
Dopo aver provato, senza impegno e quindi senza risultati, a disegnare e a dipingere, Piero Golia si convertì in artista concettuale.

concettuale ‹con·cet·tu·à·le› agg. ~ Essenziale, sostanziale, dal punto di vista della compiutezza di idee sul piano logico e pratico: c’è fra le due tesi un’inconciliabilità c. ♦ Diretto alla formulazione di concetti, che si esprime mediante concetti: attività c., conoscenza c.Arte c. (ingl. conceptual art), corrente artistica contemporanea sorta intorno al 1960 che, partendo dal rifiuto della mercificazione dell’oggetto d’arte, pone l’accento sul momento dell’ideazione e progettazione dell’opera e si concentra part. sull’analisi e la sperimentazione dei vari mezzi di comunicazione e di linguaggi diversi, nel tentativo di liberarsi dalla sottomissione ai materiali.
ETIMO Dal lat. mediev. conceptualis, der. di conceptus -us ‘concetto’
DATA prima metà sec. XIX.
 il Devoto-Oli 2009

Il 9 giugno del 1997, Piero Golia, novello artista concettuale, espose un coniglio alla mostra collettiva di fine corso. La sua opera prima, frutto di un lungo e penoso processo elaborazione, non consisteva in un semplice coniglio, bensì in un coniglio bianco sistemato all'interno di una gabbietta assai precaria.

coniglio ‹co·nì·glio› s.m. (f. -a; pl.m. -gli)  1. Mammifero Lagomorfo dei Leporidi intensamente allevato a scopo alimentare e per l’utilizzazione del pelo e della pelliccia; deriva dal coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), a differenza del quale ha orecchie e arti più corti, mole più grossa, pelame più morbido e fitto, variamente colorato, carne più dolce e delicata ♦ La carne dell’animale macellato: c. alla cacciatora.
2. fig. Simbolo di timidezza e timore, di pavidità e viltà: ha un cuore di c. • DIM. conigliétto (v.), poco com. coniglìno, tosc. conìgliolo, poco com. conigliòtto. ACCR. coniglióne. PEGG. conigliàccio nel sign. 2.
ETIMO Lat. cunicŭlum
DATA sec. XII.
 il Devoto-Oli 2009

Il colpo di genio di Piero Golia si manifestò nell'applicazione di due altoparlanti vicino alla gabbietta del coniglio.

altoparlante ‹al·to·par·làn·te› s.m. ~ Apparecchio che amplifica i suoni trasformando l’energia di correnti elettriche modulate a frequenza acustica in energia meccanica di vibrazione. • DIM. altoparlantìno.
ETIMO Comp. di alto e parlante
DATA 1927.
 il Devoto-Oli 2009

Dagli altoparlanti scaturiva la voce registrata di Piero Golia, il quale, parlando al posto del coniglio bianco, chiedeva in tono concitato di farlo uscire da lì. 
Il coniglio, in compenso, non faceva una grinza e se ne stava lì dentro tranquillo nonostante il viavai di gente e il gracchiare degli amplificatori. 
La spiegazione colta di questo eccellente lavoro di Piero Golia era che il neoartista concettuale viveva una condizione esistenziale simile a quella della sua creazione. 
Piero Golia si identificava totalmente in quel coniglio (e in tutto il resto), dimostrando con la sua opera prima una compiuta visione wagneriana. L'opera d'arte totale.

Franco Chirico, altro eminente personaggio, già principale editore della setta catto-talebana dei catecumeni e amico personale di Kiko Arguello (leader e santino ante litteram della suddetta setta), Franco Chirico ha visitato quella collettiva ed ha, verosimilmente rimirato le pirotecniche invenzioni di Piero Golia. Un uomo, un artista concettuale. 

venerdì 17 gennaio 2014

"Le Pharaon", olio su tela | Ministero degli Esteri - Viaggiare sicuri... La nipote di Franco Chirico

Le Pharaon, olio su tela - Gianluca Salvati - Caracas 2005
Il quadro Le Pharaon è un olio su tela realizzato a Caracas fra il febbraio e il maggio del 2005. Il dipinto si ispira sia a quell'autentico capolavoro che è il Cristo morto di Andrea Mantegna sia alla foto di Che Guevara ammazzato dai fascisti al soldo degli yankee.

Il tema non è casuale, pochi mesi prima di realizzarlo, tra il Natale 2004 e l'epifania 2005, avevo subito un avvelenamento che mi aveva tenuto appeso ad un filo per diversi giorni.
Non solo l'avvelenamento non era un fatto casuale ma era piuttosto eccezionale che per quei tempi, chiamato da una funzionaria del Ministero degli Esteri, fossi ancora senza contratto di lavoro; di conseguenza, dal 27 dicembre diventatai anche clandestino a tutti gli effetti.
Clandestino e moribondo.

Come ho capito in seguito, non era un caso che fossi stato chiamato ad insegnare a Caracas dalla funzionaria del Ministero degli Esteri, Anna Grazia Greco, la fuorilegge. Questo trattamento anticostituzionale da parte di una funzionaria della Pubblica Amministrazione, non ha impedito nel 2008, ad alcuni porci fascisti di quello stesso ministero, detto anche Farnesina, di diffamarmi. Ero ritornato a Caracas per riscuotere l'assegno della causa vinta contro il Codazzi e mi ero rivolto prima alle istituzioni italiane presenti sul territorio e successivamente all'unità di crisi ministero stesso, contattata dai miei familiari. E quale sorpresa vedere che tutte le mie affermazioni venivano costantemente distorte e rivolte contro di me, in sostanza quegli infami patentati mi stavano facendo passare per paranoico, quelle specie di impotenti, cornuti figli di troia che si nascondono dietro l'istituzione del Ministero degli Affari Esteri. 

Non avevo immaginato che potesse esserci un'unica mafia a gestire il tutto da Roma al Venezuela. Ma tant'è: non si finisce mai d'imparare...
Le sorprese non finiscono qui.

Al mio arrivo a Caracas nel 2004, avevo scoperto che un conoscente dei miei genitori, l'editore dei neocatecumeni Franco Chirico, aveva famiglia proprio nel quartiere dove avevo trovato lavoro e abitazione. 
Franco Chirico, quel sant'uomo, ha sempre minimizzato sulla questione sia coi miei genitori che con i miei familiari.
Di fatto, quando ho conosciuto nel 2008 la nipote di Franco Chirico, la sensazione che quella tipa insignificante fosse una presenza alquanto familiare per me, ovvero di aver avuto quella sciacquetta davanti ai coglioni in diverse occasioni, ecco: quella sensazione lì è stata molto netta e precisa.
Franco Chirico è il principale editore della setta cattolica dei neocatecumeni ed è amico di Kiko Arguello.
Kiko Arguello, già ex pittore fallito, è il leader del movimento del Cammino Neocatecumenale e loro santino ante litteram.
Sono anni ormai, più di venti, che Franco Chirico col suo gruppo di neocatecumeni è ospite della parrochia dei padri Rogazionisti alla Pineta di Napoli. 

giovedì 16 gennaio 2014

La cricca del Codazzi | L'incontro con Guido Brigli: l'avvertimento mafioso | Franco Chirico - Kiko Arguello

Il 4 maggio del 2005, avemmo una riunione con Brigli e Giovenco sullo stato dei lavori. Guido Brigli era il Capo della "Giunta Direttiva" del Codazzi di Caracas. Era il primo inconro dopo 6 mesi circa dalla prima lettera in cui si sollecitavano spiegazioni: per quale motivo eravamo senza contratto?
Guido Brigli svincolò la questione con un paio di frasi di circostanza del tipo che in Venezuela non era necessario lavorare con un contratto, dato che, in fin dei conti noi avevamo continuato a percepire lo stipendio... L'altro tipo, il Giovenco Adriano non disse niente, lui ascolava, l'avvocato. Era quello che durante le numerose e inutili riunioni dell'anno successivo, ostentava un registratore tascabile.
Guido Brigli fece poi alcune ossevazioni che, col senno di poi, avrei potuto definire profetiche. Oppure messaggi subliminali. paramafiosi, o qualcosa di simile, dato che il Venezuela è da tempo zona d'elezione per alcune consorterie, tanto per la massoneria (P2, la loggia infame), quanto per l'Opus Dei, altri campioni di legalità. 
Alla scuola Agustin Codazzi però si tenevano aggiornati, potevano vantare un conto cifrato su banca svizzera, Credite Suisse, filiale di Lugano.
Guido Brigli abitava nello stesso quartiere della scuola, ovvero poco distante da casa della famiglia di Franco Chirico, principale editore della setta cattolica dei catecumeni e amico personale di Kiko Arguello.
Quando una collega mi chiese come avevo fatto ad insegnare a Caracas, ovvero chi conoscessi da quelle parti, le risposi che non conoscevo nessuno. Ed era la verità. Ma lei affermava che senza una conoscenza non sarei stato chiamato a lavorare lì. Ovviamente aveva ragione lei, ma io non conoscevo nessuno, era un fatto e fino a prima di partire, non avevo idea delle radici di un Franco Chirico. Il sant'uomo, da parte sua, ha sempre fatto l'indiano rispetto a questa situazione, e parlo di uno che si intriga dei cazzi di parecchie persone.
Tornando all'incontro con Guido Brigli, durante l'incontro aveva parlato di:
  • un tipo che li aveva portati in tribunale affermando di essere un dipendente del Codazzi, e non era vero
  • aveva accennato al fatto che l'anno successivo sarebbe stato ancora più complicato lavorare in Venezuela a causa di una legge sui movimenti di cambio in valuta straniera.
Ebbene, le due osservazioni si sono avverate con una precisione da orefice...
La prima affermazione è stata la posizione assunta da quei mentecatti del Codazzi in tribunale, più o meno un anno dopo, con la differenza che la controparte ero io. Ed io, contrariamente dal caso citato da Guido Brigli, ero stato convocato dalla dirigente della scuola, Anna Grazia Greco, nominata dal Mae (Ministero degli Affari Esteri). 
Per non parlare della pagliacciata della commissione ministeriale giunta nel mese di marzo dello stesso anno, per confermare la paritarietà alla scuola e ad attestarne la rispondenza con gli standard della scuola pubblica italiana: eravamo senza contratto e, almeno io, neanche registrato alla Camera del Lavoro. Per questo motivo, anche il documento d'identità risultava fasullo: tarocco. Altro che paritarietà, per quei truffatori ci voleva e ci vuole l'ergastolo!
Anche la seconda ipotesi era andata incredibilmente a segno: Guido Brigli era stato profeta in patria, era proprio il caso di dirlo... 
Durante l'anno scolastico 2005/2006, con la scusa della legge venezuelana sul controllo delle operazioni in valuta estera, quei delinquenti non ci hanno pagato per ben 4 mesi...

Guido Brigli e la Giunta del Codazzi: la misma vaina

Escuela Agustin Codazzi, Caracas - Guido Brigli

mercoledì 15 gennaio 2014

Droga e burundanga | Lonely Planet: una guida riveduta e corretta | Enrico De Simone e la fidanzata di Carlo Fermi

Droga
La presenza di cocaina colombiana in Venezuela è in aumento. Non solo, il paese è uno dei punti di transito della droga diretta in Europa e negli Stati Uniti. Il numero degli abitanti locali coinvolti nel traffico di stupefacenti è in crescita, così come la corruzione e gli altri crimini connessi a questi affari illeciti. Fortunatamente, non è ancora giunta notizia di turisti ai quali sia stata messa addosso della droga per estorcere loro denaro.
[...] Recentemente si sono verificati casi isolati di turisti drogati con la burundanga, una sostanza stupefacente diffusa e prodotta in Colombia. La burundanga è utilizzata dai ladri per privare le loro vittime di qualsiasi capacità di reazione e ripulirle senza incontrare alcuna resistenza. Essendo inodore e insapore, può essere aggiunta praticamente a ogni sostanza (dolci, sigarette, gomma da masticare, alcolici, birra) e pertanto è estremamente facile da somministrare. In caso di situazioni sospette, pensateci due volte prima di accettare una sigaretta da un estraneo o una bibita da una persona appena conosciuta.
tratto da Lonely Planet Venezuela (ed. italiana - settembre 2001)

Burundanga
Il burundanga è un'altra sostanza che è bene conoscere. Si tratta di una droga ottenuta da un albero molto diffuso in Colombia e usata dai ladri per inibire la capacità di reazione delle proprie vittime. Non avendo un odore o un sapore particolari, può essere aggiunta a caramelle, sigarette, chewing gum, liquori, birra - praticamente a tutti i cibi e le bevande.
L'effetto principale di una dose è quello di azzerare la volontà pur lasciando il soggetto del tutto cosciente. A quel punto il ladro può farsi consegnare qualsiasi oggetto di valore dalla vittima, che obbedirà senza opporre resistenza. Sono agli atti numerosi casi di stupro avvenuti dopo la somministrazione del burundanga. Altri effetti sono perdita di memoria e sonnolenza, che possono durare da alcune ore a qualche giorno. Un'overdose può risultare letale.
Il burundanga non viene usato soltanto a danno dei turisti stranieri: ne sono vittime anche molti colombiani, ai quali in questo modo viene sottratta l'automobile o svaligiata la casa.
Pensateci due volte prima di accettare una sigaretta da un estraneo o una birra da un nuovo 'amico'.
tratto da Lonely Planet Colombia (ed. italiana - marzo 2003)

Minerva Valletta, factotum dell'ass. Agustin Codazzi
Una conoscente mi aveva parlato della burundanga nel 2006 (a Caracas), durante un'uscita con Enrico De Simone.  La tipa in questione era una psicologa ed era anche la fidanzata di un conoscente, Carlo Fermi, un milanese che lavorava a contratto presso l'ambasciata italiana a Caracas. Secondo la fidanzata colombiana di Carlo Fermi, l'utilizzo di questa sostanza era in aumento esponenziale: come terapeuta, si trovava ad affrontare diversi casi di persone che ne erano state vittime, specialmente in merito agli stupri. 
Mi disse, tra l'altro, che la burundanga non lascia tracce e spesso veniva utilizzata soffiandola verso la vittima.
Di questo utilizzo della burundanga, somministrata per inalazione, ho avuto conferma nel 2008, quando sono ritornato a Caracas. I luoghi in cui questa sostanza viene utilizzata più spesso, sono soprattutto i centri telefonici con cabine.
Gianluca Salvati

p.s.  neanche un accenno a questa sostanza nell'attuale edizione italiana della guida Lonely Planet Venezuela; si parla degli inconvenienti molto generici e comuni alle grandi città: il traffico, lo smog, questi si che sono pericoli da evitare !! 

lunedì 13 gennaio 2014

Omissis: Mirko Tremaglia & Guido Brigli | Anna Grazia Greco e Piero Armenti | Franco Chirico, il sant'uomo

Nei primi mesi del 2004, è partita una campagna allarmistica sullo stato della democrazia in Venezuela. Gli articoli in questione hanno avuto un picco tra maggio e giugno del 2004, quando dalla stessa testata si domandava a gran voce cosa accadesse in Venezuela.


La campagna è culminata con una lettera di Guido Brigli, tramite Daniele Marconcini, al ministro (per gli italiani all'estero) Mirko Tremaglia.
La lettera comincia con un italianissimo omissis, che è tutto un programma di opacità e malafede.


Non entro nel vivo delle questioni sollevate, perché conoscendo il personaggio (Guido Brigli)  e chi rappresenta (l'associazione “Agustin Codazzi”), direi che il 98% dei contenuti della lettera sono fumo, il resto è cenere. Ma vorrei fare un paio di considerazioni sul contesto e su alcuni attori di questa farsa.

Caracas, maggio 2004
  •  Anna Grazia Greco è dirigente della scuola “Agustin Codazzi”, essendo venuto a mancare, nello stesso anno, il dirigente incaricato dal Mae, il professor Bruno Teodori. Da tempo Anna Grazia Greco volteggiava su Caracas come un samuro (avvoltoio locale ndr.) per tenervi non meglio precisate "conferenze"
  • Piero Armenti è appena giunto a Caracas a fare pratica di giornalismo. Vive da sua zia, poco lontano dall'appartamento che affaccia su Sabana Grande, dove avrà per vicina, molto casualmente ma molto opportunamente, M.
  • io insegno in Marocco, dove ho già detto che non sarei ritornato a lavorare per il successivo anno scolastico; inoltre, nel dicembre del 2003 è giunta una telefonata a casa mia a Napoli, da parte di una scuola in Argentina: c'è un posto di insegnante per me. Dunque metto in conto, avendone l'opportunità, di andare a lavorare in America latina
  • Franco Chirico, responsabile della comunità di catecumeni frequentata dei miei genitori da più di 20 anni, ha la famiglia a Caracas, curiosamente a poche centinaia di metri dove troverò casa. I nipoti di Franco Chirico hanno frequentato la scuola Agustin Codazzi, ovvero dove sono stato chiamato ad insegnare. Ciò significa che hanno frequentato quegli ambienti, almeno per 15 anni: la scuola "Agustin Codazzi" di Caracas, infatti, ha classi dalla materna alle superiori. Ma, casualmente, il sant'uomo non ne ha mai fatto cenno. 

Nulla dies sine linea, motto massonico della cricca Codazzi