domenica 25 gennaio 2015

Le menzogne della Chiesa | Stefano II e La Donazione di Costantino

Fu forse in questo periodo che il pontefice (Stefano II - 752-757) fece conoscere a Pipino la cosiddetta Donazione di Costantino, ovvero il documento apocrifo, opportunamente elaborato a Roma, con cui si voleva dimostrare che già nel IV secolo l'imperatore Costantino aveva ceduto la sua autorità su Roma e sull'Italia ai pontefici romani.

La Donazione di Costantino, come è noto, è un falso storico, elaborato tra la metà e la fine del secolo VIII, cui durante il medioevo tutti prestarono fede, come sta a dimostrare la stessa invettiva di Dante che nella Commedia accusa Costantino di aver provocato tanti mali con la sua malaccorta donazione al pontefice del potere temporale in Roma e nell'Occidente. La sostanziale falsità del documento venne chiaramente individuata da Lorenzo Valla nel '400, quando la ripresa di rigorosi studi filologici permise di chiarire che il testo del documento era scritto non nel latino del IV secolo, come avrebbe dovuto essere, ma in un latino molto più tardo e imbarbarito.
Questo famoso falso storico non è in realtà un'eccezione; la Chiesa, in quanto potenza terrena, già da tempo fondava talvolta i diritti che le venivano contestati su documenti fabbricati appositamente. Lo storico italiano Gabriele Pepe osserva acutamente a questo proposito che "alla concezione di una Chiesa mantenuta dallo spirito della libertà, di Dio, si è sostituita la scettica coscienza di una Chiesa tenuta dalla legge, dal capo, dalla gerarchia"; è però da notare che le "pie frodi" miravano a esonerare la Chiesa da troppo pesanti vincoli di riconoscenza verso i sovrani alleati e protettori, mettendo questi ultimi di fronte a immaginari diritti ecclesiastici precostituiti.
Elementi di storia - Il Medioevo, A. Camera, R. Fabietti (Zanichelli ed.)

Dio sgomento per le menzogne della Chiesa

mercoledì 21 gennaio 2015

Arte del colore, Johannes Itten | Teoria e istinto

"Ciò che si apprende dai libri o dai propri maestri è un veicolo" dice un passo dei Veda, che così prosegue: "Un veicolo che serve solo a percorrere le strade battute; chi arriva al termine di quelle strade deve abbandonarlo e proseguire a piedi."
[...] Gli effetti cromatici sono controllabili mediante la percezione visiva. Riconosco però che i più profondi ed essenziali segreti del cromatismo restano impenetrabili agli occhi e si possono cogliere solo col cuore.
L'essenziale sfugge quindi a ogni formulazione concettuale.
Ma, nelle arti e nel campo dell'estetica vigono veramente leggi e principi rigorosi oppure la valutazione estetica dei colori è esclusivamente soggettiva? Questa domanda mi è stata posta assai spesso dagli allievi e sempre ho risposto: -"Se lei, d'intuito, riesce a creare dei capolavori coloristici, può procedere ignorando le leggi cromatiche. Ma se ignorandole non crea dei capolavori, deve impegnarsi nel loro studio."
Gli insegnamenti e le teorie valgono solo nelle ore di debolezza; nei momenti di forza creativa i problemi si risolvono per intuito, quasi da soli.