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mercoledì 29 ottobre 2014

Istoria del Concilio Tridentino di Paolo Sarpi | "Il grande smascheratore" e la separazione fra Stato e Chiesa

Paolo V fece appello alla Spagna e alla Francia. Ma la Spagna sovente aveva respinto gli editti papali, ed Enrico IV di Francia era riconoscente a Venezia. Tuttavia, Enrico inviò a Venezia il giudizioso cardinale de Joyeuse, il quale studiò le formule atte a salvare la faccia dei contendenti. I preti furono consegnati all'ambasciatore francese, il quale si affrettò a consegnarli a Roma; il Senato rifiutò di abrogare le leggi contestate, ma (sperando nell'aiuto del papa contro i Turchi) promise che la Repubblica si sarebbe "comportata secondo la sua abituale devozione". Il papa sospese le sue censure, e Joyeuse dette l'assoluzione agli scomunicati. "Le rivendicazioni di Paolo V", dice uno storico cattolico, "erano di carattere troppo medievale per potere essere accolte." Fu questa l'ultima volta che un intero Stato fu sottoposto all'interdetto.
Il 5 ottobre 1607, Paolo Sarpi fu assalito da sicari, che lo lasciarono per morto. Guarì e si dice abbia osservato, in un epigramma troppo bello per essere vero: "Agnosco stilum curiae Romanae" (Stilus voleva dire in origine un ferro appuntito, quindi una punta di ferro adoperata per scrivere sulle tavolette, quindi una penna, quindi un modo di scrivere. Il diminutivo stiletto significava sia un arnese per incidere, sia un pugnaletto). 



5° non uccidere

I sicari trovarono asilo e lode negli Stati pontifici. Da allora in poi Sarpi visse tranquillo nel suo chiostro, servendo messa ogni giorno; ma quanto al suo stilus non rimase in ozio. Nel 1619 pubblicò, sotto uno pseudonimo e presso una casa londinese, la sua Istoria del Concilio Tridentino, voluminoso atto d'accusa contro il Concilio di Trento. Compì della Riforma una narrazione affatto protestante, e condannò il Concilio per aver reso insanabile lo scisma, cedendo completamente ai papi. Il mondo protestante accolse entusuasticamente il libro, e Milton chiamò il suo autore "il grande smascheratore". I gesuiti incaricarono un dotto studioso del loro ordine, Sforza Pallavicino, di scrivere un'anti-Istoria (1656-64), che denunciava, emulandoli, il partito preso e le inesattezze di Sarpi. Nonostante la loro tendenziosità, quei due libri segnarono un progresso nella raccolta e nell'impiego di documenti originali, e l'ampio sommario di Sarpi possedeva, in più, il pericoloso richiamo di un'eloquenza impetuosa. Molto in anticipo sul suo tempo, egli reclamò una separazione totale della Chiesa e dello Stato.
Will e Ariel Durant - Storia della civiltà - Le religioni lottano per il potere

martedì 28 ottobre 2014

Paolo Sarpi: la fede nella conoscenza | Venezia e il potere papale

La tranquilla e austera oligarchia che commerciava, attribuendo loro libertà di religione, con uomini di tutte le fedi, assunse un atteggiamento di notevole indipendenza verso il papato, tassando il clero, sottoponendolo al diritto civile, e vietando, senza il suo consenso, l'erezione di nuovi altari o conventi e la donazione di terre alla Chiesa. Un gruppo di statisti veneziani, guidati da Leonardo Donato e Nicolò Contarini, si oppose particolarmente alle pretese del papato di affermare il proprio potere nella sfera del temporale. Nel 1605 Camillo Borghese divenne Paolo V, l'anno dopo Donato fu eletto doge; questi due uomini, i quali erano stati amici quando Donato era ambasciatore di Venezia a Roma, si affrontarono ora in una lotta fra la Chiesa e lo Stato, che rievocava, a cinque secoli di distanza, la contesa fra Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV. E il papa Paolo V fu scandalizzato nello scoprire che chi guidava intellettualmente il partito anticlericale in Venezia era una altro Paolo, Paolo Sarpi, un frate servita.
Sarpi, diceva Molmenti, era "la più alta intelligenza che Venezia abbia mai prodotto". Figlio di un mercante, entrò nell'ordine dei serviti a tredici anni, si imbevette appassionatamente di nozioni, e diciottenne sostenne a Mantova in una gara pubblica 318 tesi, così felicemente che il duca lo fece teologo di corte. Ventiduenne, fu ordinato sacerdote e divenne insegnante di filosofia; a ventisette anni fu nominato provinciale del suo ordine per la Repubblica veneta. Continuò gli studi di matematica, di astronomia, di fisica, di tutto. Scoprì la facoltà dell'iride di dell'occhio di contrarsi.

L'occhio, incisione

Scrisse trattati scientifici oggi perduti, e partecipò a ricerche ed esperienze di Fabrizio D'Acquapendente e di Giambattista Della Porta, il quale disse di non aver mai incontrato un "uomo più colto, o uno più acuto in tutta la sfera del sapere". Forse quegli studi profani danneggiarono la fede di Paolo Sarpi. Egli accolse come amici alcuni protestanti, e contro di lui furono mosse accuse all'Inquisizione di Venezia, la medesima istituzione che avrebbe presto arrestato Giordano Bruno. Tre volte fu prescelto dal senato per vescovo, tre volte il Vaticano rifiutò la sua nomina, e il ricordo di tali ripulse accentuò la sua ostilità verso Roma.
Nel 1605 il Senato arrestò due preti, dichiarandoli colpevoli di gravi reati. Il papa Paolo V richiese che fossero consegnati al foro ecclesiastico e ordinò inoltre che fosse abrogata la legge contro le nuove chiese, i conventi e gli ordini religiosi. La Signoria veneta rifiutò in termini cortesi. Il papa accordò al doge, alla Signoria e al Senato ventisette giorni entro i quali sottomettersi. Quelli chiamarono fra Paolo Sarpi quale consigliere in diritto canonico, ed egli consigliò a resistere, basandosi sul fatto che il potere del papa abbracciava soltanto la sfera spirituale. Il Senato seguì quel parere. Nel maggio 1606, il papa scomunicò Donato e la Signoria, ponendo l'interdetto su tutte le funzioni religiose nel territorio di Venezia. Il doge dette istruzioni al clero veneziano d'ignorare l'interdetto e di continuare le funzioni religiose; quello così fece, tranne i gesuiti, i teatini e i cappuccini. I gesuiti, tenuti dalla loro regola ad obbedire al papa, abbandonarono in massa Venezia, nonostante il monito della Signoria che, se se ne andavano, non sarebbe stato loro concesso più di ritornare. Nel frattempo Sarpi, in risposta al cardinale Bellarmino, pubblicava opuscoli sui limiti del potere papale, proclamando la supremazia del concilio sul papa. 
Will e Ariel Durant - Storia della civiltà - Le religioni lottano per il potere

venerdì 3 ottobre 2014

Uomo che saluta: un pittore napoletano a Caracas | Collezione Franco Chirico

Esposto nel giugno 1997 all'Accademia di Belle Arti di Napoli, il quadro "Uomo che saluta", fu acquistato da un conoscente dei miei genitori, il tipografo religioso Franco Chirico. "Anche se ha tre dita - mi confessò - pare che dica: Vado dove voglio io! ". 
La profetica frase di quest'uomo timorato di Dio si avverò: pochi anni dopo avevo preso la via dell'estero. 
Col tempo ho riscontrato che "le vie del Signore sono piuttosto limitate"... 

Giunto nel 2004 a Caracas, ho scoperto che, nello stesso quartiere dove vivevo, abitava la famiglia di origine di quel sant'uomo (meno di 300 metri di distanza)
I nipoti di Franco Chirico hanno frequentato la stessa scuola  dove io ho insegnato. Quando si dice: le coincidenze della vita... C'era una mia collega del Codazzi che ne dava una spiegazione ben più colorita. Lei aveva trovato un monolocale sul corso di Sabana Grande e scoprì che proprio affianco al suo appartamento viveva un giornalista italiano de La Voce d'Italia, (Piero Armenti, apprendista), conoscente di una sua amica. I monolocali dove vivevano lei e l'Armenti, erano stanze ottenute dalla stessa abitazione, cosicchè, da un certo punto di vista, la mia collega viveva sotto lo stesso tetto del giornalista. 
Stranamente, lei aveva avuto difficoltà a trovare casa: le persone che contattava tramite annunci di giornale, al momento di dare l'ok al contratto d'affitto, si tiravano indietro con delle scuse banali. Come se a Caracas le leggi del mercato immobiliare fossero diverse rispetto al resto del mondo, seguendo altre logiche.

Uomo che saluta, olio su tela 1997 - Gianluca Salvati - coll. Franco Chirico
Eppure, da che mondo è mondo, uno straniero pagante è sempre il benvenuto per chi affitta case: è puntuale nei pagamenti e non crea problemi. 
Ritornando al dipinto "Uomo che saluta", il suo acquirente non figurava nella lista degli invitati alla mostra. Mi pareva troppo freddo riguardo ai miei lavori, non solo rispetto ai miei estimatori, ma in confronto a tanti visitatori occasionali. C'era un altro signore della stessa comunità di neocatecumeni, di cui Chirico era responsabile, che aveva manifestato viva ammirazione per i miei lavori appena un anno e mezzo prima. 
Nel giugno del '97, in sua vece, si presentò Franco Chirico nella doppia veste di visitatore e acquirente. In quel periodo, oltre a dirigere il cammino spirituale dei miei genitori, il Chirico pagava mio fratello per dare lezioni di violino a sua figlia. La ragazzina seguiva le lezioni controvoglia e non studiava. Ciononostante, mi ero fatto l'idea che il tipo fosse un filantropo amante dell'arte, anche se nel personaggio notavo diverse stonature.
 

La mia collega di Caracas, quella che non riusciva a trovare casa, mi diceva che non era facile essere chiamati per insegnare all'estero: i pochi posti disponibili erano piuttosto ambiti. In effetti mi trovavo a riflettere sul fatto che fossi l'unico insegnante abilitato, ma ero certo di non aver usufruito di alcuna "spinta" per essere chiamato ad insegnare a Caracas, o almeno così credevo... In caso contrario, si trattava di un favore mai chiesto, assolutamente avverso ai miei progetti e a me.

giovedì 16 gennaio 2014

La cricca del Codazzi | L'incontro con Guido Brigli: l'avvertimento mafioso | Franco Chirico - Kiko Arguello

Il 4 maggio del 2005, avemmo una riunione con Brigli e Giovenco sullo stato dei lavori. Guido Brigli era il Capo della "Giunta Direttiva" del Codazzi di Caracas. Era il primo inconro dopo 6 mesi circa dalla prima lettera in cui si sollecitavano spiegazioni: per quale motivo eravamo senza contratto?
Guido Brigli svincolò la questione con un paio di frasi di circostanza del tipo che in Venezuela non era necessario lavorare con un contratto, dato che, in fin dei conti noi avevamo continuato a percepire lo stipendio... L'altro tipo, il Giovenco Adriano non disse niente, lui ascolava, l'avvocato. Era quello che durante le numerose e inutili riunioni dell'anno successivo, ostentava un registratore tascabile.
Guido Brigli fece poi alcune ossevazioni che, col senno di poi, avrei potuto definire profetiche. Oppure messaggi subliminali. paramafiosi, o qualcosa di simile, dato che il Venezuela è da tempo zona d'elezione per alcune consorterie, tanto per la massoneria (P2, la loggia infame), quanto per l'Opus Dei, altri campioni di legalità. 
Alla scuola Agustin Codazzi però si tenevano aggiornati, potevano vantare un conto cifrato su banca svizzera, Credite Suisse, filiale di Lugano.
Guido Brigli abitava nello stesso quartiere della scuola, ovvero poco distante da casa della famiglia di Franco Chirico, principale editore della setta cattolica dei catecumeni e amico personale di Kiko Arguello.
Quando una collega mi chiese come avevo fatto ad insegnare a Caracas, ovvero chi conoscessi da quelle parti, le risposi che non conoscevo nessuno. Ed era la verità. Ma lei affermava che senza una conoscenza non sarei stato chiamato a lavorare lì. Ovviamente aveva ragione lei, ma io non conoscevo nessuno, era un fatto e fino a prima di partire, non avevo idea delle radici di un Franco Chirico. Il sant'uomo, da parte sua, ha sempre fatto l'indiano rispetto a questa situazione, e parlo di uno che si intriga dei cazzi di parecchie persone.
Tornando all'incontro con Guido Brigli, durante l'incontro aveva parlato di:
  • un tipo che li aveva portati in tribunale affermando di essere un dipendente del Codazzi, e non era vero
  • aveva accennato al fatto che l'anno successivo sarebbe stato ancora più complicato lavorare in Venezuela a causa di una legge sui movimenti di cambio in valuta straniera.
Ebbene, le due osservazioni si sono avverate con una precisione da orefice...
La prima affermazione è stata la posizione assunta da quei mentecatti del Codazzi in tribunale, più o meno un anno dopo, con la differenza che la controparte ero io. Ed io, contrariamente dal caso citato da Guido Brigli, ero stato convocato dalla dirigente della scuola, Anna Grazia Greco, nominata dal Mae (Ministero degli Affari Esteri). 
Per non parlare della pagliacciata della commissione ministeriale giunta nel mese di marzo dello stesso anno, per confermare la paritarietà alla scuola e ad attestarne la rispondenza con gli standard della scuola pubblica italiana: eravamo senza contratto e, almeno io, neanche registrato alla Camera del Lavoro. Per questo motivo, anche il documento d'identità risultava fasullo: tarocco. Altro che paritarietà, per quei truffatori ci voleva e ci vuole l'ergastolo!
Anche la seconda ipotesi era andata incredibilmente a segno: Guido Brigli era stato profeta in patria, era proprio il caso di dirlo... 
Durante l'anno scolastico 2005/2006, con la scusa della legge venezuelana sul controllo delle operazioni in valuta estera, quei delinquenti non ci hanno pagato per ben 4 mesi...

Guido Brigli e la Giunta del Codazzi: la misma vaina

Escuela Agustin Codazzi, Caracas - Guido Brigli

lunedì 13 gennaio 2014

Omissis: Mirko Tremaglia & Guido Brigli | Anna Grazia Greco e Piero Armenti | Franco Chirico, il sant'uomo

Nei primi mesi del 2004, è partita una campagna allarmistica sullo stato della democrazia in Venezuela. Gli articoli in questione hanno avuto un picco tra maggio e giugno del 2004, quando dalla stessa testata si domandava a gran voce cosa accadesse in Venezuela.


La campagna è culminata con una lettera di Guido Brigli, tramite Daniele Marconcini, al ministro (per gli italiani all'estero) Mirko Tremaglia.
La lettera comincia con un italianissimo omissis, che è tutto un programma di opacità e malafede.


Non entro nel vivo delle questioni sollevate, perché conoscendo il personaggio (Guido Brigli)  e chi rappresenta (l'associazione “Agustin Codazzi”), direi che il 98% dei contenuti della lettera sono fumo, il resto è cenere. Ma vorrei fare un paio di considerazioni sul contesto e su alcuni attori di questa farsa.

Caracas, maggio 2004
  •  Anna Grazia Greco è dirigente della scuola “Agustin Codazzi”, essendo venuto a mancare, nello stesso anno, il dirigente incaricato dal Mae, il professor Bruno Teodori. Da tempo Anna Grazia Greco volteggiava su Caracas come un samuro (avvoltoio locale ndr.) per tenervi non meglio precisate "conferenze"
  • Piero Armenti è appena giunto a Caracas a fare pratica di giornalismo. Vive da sua zia, poco lontano dall'appartamento che affaccia su Sabana Grande, dove avrà per vicina, molto casualmente ma molto opportunamente, M.
  • io insegno in Marocco, dove ho già detto che non sarei ritornato a lavorare per il successivo anno scolastico; inoltre, nel dicembre del 2003 è giunta una telefonata a casa mia a Napoli, da parte di una scuola in Argentina: c'è un posto di insegnante per me. Dunque metto in conto, avendone l'opportunità, di andare a lavorare in America latina
  • Franco Chirico, responsabile della comunità di catecumeni frequentata dei miei genitori da più di 20 anni, ha la famiglia a Caracas, curiosamente a poche centinaia di metri dove troverò casa. I nipoti di Franco Chirico hanno frequentato la scuola Agustin Codazzi, ovvero dove sono stato chiamato ad insegnare. Ciò significa che hanno frequentato quegli ambienti, almeno per 15 anni: la scuola "Agustin Codazzi" di Caracas, infatti, ha classi dalla materna alle superiori. Ma, casualmente, il sant'uomo non ne ha mai fatto cenno. 

Nulla dies sine linea, motto massonico della cricca Codazzi