La tranquilla e
austera oligarchia che commerciava, attribuendo loro libertà di
religione, con uomini di tutte le fedi, assunse un atteggiamento di
notevole indipendenza verso il papato, tassando il clero, sottoponendolo
al diritto civile, e vietando, senza il suo consenso, l'erezione di
nuovi altari o conventi e la donazione di terre alla Chiesa. Un gruppo
di statisti veneziani, guidati da Leonardo Donato e Nicolò Contarini, si
oppose particolarmente alle pretese del papato di affermare il proprio
potere nella sfera del temporale. Nel 1605 Camillo Borghese divenne
Paolo V, l'anno dopo Donato fu eletto doge; questi due uomini, i quali
erano stati amici quando Donato era ambasciatore di Venezia a Roma, si
affrontarono ora in una lotta fra la Chiesa e lo Stato, che rievocava, a
cinque secoli di distanza, la contesa fra Gregorio VII e l'imperatore
Enrico IV. E il papa Paolo V fu scandalizzato nello scoprire che chi
guidava intellettualmente il partito anticlericale in Venezia era una
altro Paolo, Paolo Sarpi, un frate servita.
Sarpi, diceva
Molmenti, era "la più alta intelligenza che Venezia abbia mai prodotto".
Figlio di un mercante, entrò nell'ordine dei serviti a tredici anni, si
imbevette appassionatamente di nozioni, e diciottenne sostenne a
Mantova in una gara pubblica 318 tesi, così felicemente che il duca lo
fece teologo di corte. Ventiduenne, fu ordinato sacerdote e divenne
insegnante di filosofia; a ventisette anni fu nominato provinciale del
suo ordine per la Repubblica veneta. Continuò gli studi di matematica,
di astronomia, di fisica, di tutto. Scoprì la facoltà dell'iride di
dell'occhio di contrarsi.
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L'occhio, incisione |
Nel 1605 il
Senato arrestò due preti, dichiarandoli colpevoli di gravi reati. Il
papa Paolo V richiese che fossero consegnati al foro ecclesiastico e
ordinò inoltre che fosse abrogata la legge contro le nuove chiese, i
conventi e gli ordini religiosi. La Signoria veneta rifiutò in termini
cortesi. Il papa accordò al doge, alla Signoria e al Senato ventisette
giorni entro i quali sottomettersi. Quelli chiamarono fra Paolo Sarpi
quale consigliere in diritto canonico, ed egli consigliò a resistere,
basandosi sul fatto che il potere del papa abbracciava soltanto la sfera
spirituale. Il Senato seguì quel parere. Nel maggio 1606, il papa
scomunicò Donato e la Signoria, ponendo l'interdetto su tutte le
funzioni religiose nel territorio di Venezia. Il doge dette istruzioni
al clero veneziano d'ignorare l'interdetto e di continuare le funzioni
religiose; quello così fece, tranne i gesuiti, i teatini e i cappuccini.
I gesuiti, tenuti dalla loro regola ad obbedire al papa, abbandonarono
in massa Venezia, nonostante il monito della Signoria che, se se ne
andavano, non sarebbe stato loro concesso più di ritornare. Nel
frattempo Sarpi, in risposta al cardinale Bellarmino, pubblicava
opuscoli sui limiti del potere papale, proclamando la supremazia del
concilio sul papa.
Will e Ariel Durant - Storia della civiltà - Le religioni lottano per il potere
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